Negli ultimi anni si è parlato molto di equo compenso giornalisti, ovvero il diritto dei giornalisti – in particolare freelance e collaboratori – a una remunerazione proporzionata al lavoro svolto. Spesso abbiamo visto sbandierare sui social fogli con pagamenti irrisori. Dopo una lunga battaglia sindacale e legislativa, la normativa ha finalmente prodotto tabelle ufficiali di compensi minimi e riacceso il dibattito sul significato di “compenso equo” e sulle sfide per renderlo realmente efficace.

La svolta del 2023 e le tabelle ufficiali approvate

Dopo un decennio di impasse, il 2023 ha segnato una svolta. Su impulso trasversale delle forze politiche (maggioranza e opposizione concordi), è stata approvata la legge 21 aprile 2023, n. 49 che ha rafforzato la disciplina dell’equo compenso per tutte le prestazioni professionali, inclusi i giornalisti autonomi. La legge ha ribadito che un compenso, per definirsi equo, deve soddisfare tre condizioni: essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro, adeguato al contenuto e alle caratteristiche della prestazione, e conforme ai parametri previsti per quella professione. Contestualmente, sono stati istituiti un Osservatorio nazionale presso il Ministero della Giustizia e meccanismi per aggiornare ogni due anni i parametri tramite gli Ordini professionali.

Proprio in attuazione di questa riforma, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (Cnog) a fine 2023 ha finalmente varato la proposta di tabelle di equo compenso per la categoria. L’Ordine, in collaborazione con la Fnsi, ha definito i nuovi parametri il 12 dicembre 2023 (qui il link) e li ha trasmessi al Ministero della Giustizia per l’approvazione definitiva. Si è giunti così a ciò che per anni era mancato: tabelle ufficiali dei compensi minimi per i giornalisti non dipendenti. Di seguito riportiamo i valori principali così come stabiliti nelle tabelle in vigore nel 2024-2025:

Tabella A

Ambito nazionale (quotidiani, periodici, agenzie di stampa, testate online nazionali, emittenti radiotelevisive nazionali, uffici stampa):

  • Giornalisti con meno di 30 mesi di anzianità professionale: compenso giornaliero minimo 130 €, compenso minimo per mezza giornata 65 €.
  • Giornalisti con più di 30 mesi di anzianità: compenso giornaliero minimo 170 €, minimo mezza giornata 84 €

Tabella B

Ambito locale (emittenza radiofonica e televisiva locale; imprese fornitrici di contenuti informativi locali, anche digitali/satellitari):

  • Radio-giornalista (< 24 mesi di attività): 86 € al giorno, 44 € per mezza giornata.
  • Tele-radio giornalista radio (≥ 24 mesi): 94,5 € al giorno, 47,25 € per mezza giornata.
  • Tele-giornalista TV (≥ 24 mesi): 119,7 € al giorno, 62 € per mezza giornata.

Tabella C

Stampa locale e testate online locali (testate periodiche locali non collegate a network nazionali, incluse testate esclusivamente online locali):

Periodico locale (uscita diversa dal mensile): compenso minimo per prestazione 52,50 €.
Periodico locale mensile: compenso minimo per prestazione 262,50 €.

Tutti gli importi sopra indicati sono da intendersi al lordo. È inoltre prevista la possibilità di maggiorare queste cifre del 10% o 15% nel caso di prestazioni di particolare impegno o complessità.

Le nuove tabelle di equo compenso fissano dunque soglie di remunerazione al di sotto delle quali una collaborazione giornalistica viene considerata illecita o comunque non conforme alla legge. Si tratta di parametri che, formalmente, hanno valore di riferimento in sede giudiziaria (per la liquidazione dei compensi da parte di un giudice in caso di contenzioso).

In altre parole, se un collaboratore freelance viene pagato meno dei minimi indicati e ricorre al tribunale, il giudice dovrà fare riferimento a queste soglie per stabilire il dovuto. Tuttavia, l’obiettivo condiviso è che tali cifre diventino di fatto standard minimi contrattuali, inducendo editori e committenti a rispettarle ex ante, senza attendere un’eventuale causa.

La normativa vigente prevede anche meccanismi sanzionatori: ad esempio, la legge 233/2012 dispone(va) la creazione di un elenco pubblico delle testate che garantiscono l’equo compenso, con la perdita dei contributi pubblici all’editoria per le testate che risultino inadempienti per oltre 6 mesi (FNSI – Equo compenso: finalmente la legge è operativa Ora il via alla Commissione per una giusta retribuzione). Strumenti come questo potranno ora essere applicati con parametri certi.

A che punto siamo con l’equo compenso?

Le Associazioni regionali di Stampa di Val d’Aosta, Liguria, Toscana, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Sardegna, Veneto, Campania, Sicilia, Marche, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Umbria considerano «incoraggianti» le parole sull’equo compenso pronunciate dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso della conferenza stampa di inizio anno organizzata, giovedì 9 gennaio 2025, dal Cnog e dalla Stampa parlamentare. Lo comunicano in una nota.

«Come sottolineato dalla segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, si tratta – si legge in una nota delle Associazioni di Stampa – di aperture importanti che ci auguriamo siano seguite dall’adozione di atti concreti. Come rappresentanti di associazioni sindacali che operano quotidianamente nei territori del Paese siamo i primi testimoni delle difficoltà che vive la categoria a causa di un lavoro sempre più precario, di un mercato sempre più asfittico e degli attacchi, spesso anche violenti, agli operatori dell’informazione. Garantire condizioni di lavoro dignitose a migliaia di giornalisti inquadrati come collaboratori coordinati e continuativi, se non costretti a lavorare a cottimo per pochi spiccioli, è un passaggio indispensabile per assicurare ai cittadini un’informazione di qualità, libera da qualsiasi forma di condizionamento».

Per le Associazioni, «l’approvazione della proposta di Ordine e Fnsi sull’equo compenso per i giornalisti non contrattualizzati è il primo banco di prova al quale, come sottolineato dalla segretaria generale Alessandra Costante, è atteso il governo. Eguale attenzione da parte di Palazzo Chigi auspichiamo sulla rimozione di alcune forme di bavaglio che mortificano la libertà di informazione nel nostro Paese. La legge sulla presunzione di innocenza, approvata nella seconda parte della passata legislatura, rappresenta un unicum nell’Ue perché impedisce ai cittadini di conoscere notizie di indubbia rilevanza pubblica. Lo stesso discorso vale per il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, recentemente reintrodotto».

Per queste ragioni, «nell’accogliere con favore la volontà della presidente Meloni di avviare tavoli di confronto, saremo al fianco della Fnsi nella battaglia per la messa a punto di un sistema di tutele e garanzie che rafforzino il lavoro dei giornalisti in Italia e all’estero e rimuovano dall’ordinamento italiano le limitazioni al diritto di cronaca, a cominciare – concludono le Assostampa – dalla vergogna della pena carceraria per il reato di diffamazione a mezzo stampa».

Equo compenso e libertà di stampa

Il riconoscimento normativo dell’equo compenso per i giornalisti ha un significato che va oltre la semplice questione salariale: è strettamente legato alla qualità dell’informazione e alla tenuta etica della professione. Lavorare per compensi irrisori, infatti, ha conseguenze profonde: costringe i cronisti a produrre più pezzi in meno tempo (a scapito dell’accuratezza), li rende più vulnerabili alle pressioni (per paura di perdere anche quei pochi euro) e allenta il filtro deontologico. Non a caso, la FNSI ha sempre legato la battaglia sul compenso alla difesa dell’articolo 21 della Costituzione: «Senza qualità dell’informazione non esiste libertà di stampa», ha avvertito Carlo Parisi, aggiungendo che questa libertà passa anche per il “rispetto più assoluto di chi ci ascolta e ci legge” – rispetto che inizia dal trattamento equo di chi raccoglie e diffonde le notizie (FNSI – Equo compenso: finalmente la legge è operativa Ora il via alla Commissione per una giusta retribuzione). In altre parole, l’equo compenso non è solo una tutela per i giornalisti, ma un presidio indiretto a tutela dei cittadini, perché un’informazione pagata equamente è un’informazione più libera e affidabile.

Sfide per l’applicazione dell’equo compenso

Detto questo, trasformare il principio in realtà effettiva non sarà automatico. Tra le principali sfide applicative vi sono:

  • Far rispettare i minimi retributivi. Le tabelle approvate hanno valore legale, ma sarà cruciale farle rispettare nella prassi quotidiana. Molti freelance potrebbero trovarsi ancora di fronte a proposte di compensi inferiori. In tali casi, il giornalista dovrebbe rifiutare o pretendere l’adeguamento, ma la sua posizione contrattuale debole potrebbe indurlo ad accettare comunque. Per questo è fondamentale il ruolo di vigilanza dell’Ordine e dei sindacati.
  • Evitare che il minimo diventi il massimo. Una preoccupazione diffusa è che gli editori considerino i parametri come tariffe fisse e non come soglie minime. In passato, è accaduto che compensi indicati come minimi siano stati presi come riferimento unico, impedendo di fatto qualsiasi trattativa al rialzo.
  • Chiarire l’ambito di applicazione. La legge 49/2023, come detto, non copre tutti i committenti indistintamente. Si applica in pieno ai rapporti professionali con pubbliche amministrazioni, banche, assicurazioni e imprese di maggiori dimensioni (oltre 50 dipendenti o 10 milioni di fatturato).

Fonti:

[Per la scrittura di questo articolo è stata utilizzata l’intelligenza artificiale con l’opzione del deep research. È stato affidato all’Ai il compito di trovare in rete documenti e articoli sull’equo compenso. È stato anche chiesto di elaborare una cronologia dell’iter sull’equo compenso ma il tentativo è fallito. Le informazioni raccolte si affidavano anche a fonti non autorevoli o con informazioni fuorvianti].

By Giovanni Villino

Direttore responsabile di Redat24.com

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